martedì 11 settembre 2012

IL SENSO DI UN DISSENSO

Ora che la manifestazione è finita, che la tensione organizzativa si è esaurita, crediamo sia venuto il momento di spiegare apertamente e con franchezza i motivi che hanno portato il presidio e la sua comunità a dividersi sulla partecipazione al corteo di Casalmaiocco.

Durante questa lotta contro la TEM vi siete mai ritrovati a dover chiedere ai vostri compagni, ai vostri amici, alle persone che lottano quotidianamente insieme a voi di partecipare ad una iniziativa che rappresenta tutto ciò che voi combattete?
Questo è quello che ci avete costretto a fare, sospesi tra rabbia e lealtà.
Abbiamo dovuto spiegare alla nostra gente e ai compagni di Monza e Milano il perché fosse importante partecipare a questa manifestazione nonostante ci sentissimo come emarginati, esclusi, assolutamente non rappresentati da queste pratiche francamente settarie.
Da tempo abbiamo smesso di partecipare a tutte quelle manifestazioni prive di precisi obiettivi strategici e, talvolta, “militari”. È nella nostra natura rifiutare qualsiasi azione che non abbia un preciso obiettivo nel piano del reale.
Consapevoli dei rischi che comportano le nostre pratiche abbiamo sempre cercato di immedesimarci in tutte le diverse anime dei comitati prima di proporre una manifestazione unitaria e abbiamo sempre preferito la mediazione alla libera espressione della nostra natura, proprio perché chiunque potesse essere presente e dare il proprio contributo in piazza, mai abbiamo cercato di forzare la mano o costretto qualcuno a portare avanti pratiche che non condividesse in pieno. Abbiamo sempre cercato, anche nei momenti più tesi, di rispettare le sensibilità di tutti.
Un esempio concreto di questo atteggiamento pensiamo possa essere ritrovato nella manifestazione del 10 giugno a Melzo, dove di fronte ad uno schieramento di forza pubblica risibile abbiamo scelto di condividere le istanze provenienti da una parte del movimento, che chiedeva di mantenere un approccio pacifista, rispetto alla nostra esigenza di riprenderci il cantiere, ripiegando su un'azione simbolica. Nonostante, ribadiamo, ci fossero tutti i margini per entrare nel cantiere sfondando i cordoni di polizia e carabinieri senza mettere in pericolo nessuno.
Nell'organizzazione della giornata del 9 settembre abbiamo visto questo delicato equilibrio spazzato via dalla brutalità di alcuni. Non sono state tanto le scelte concrete a ferirci, quanto la leggerezza con cui sono state prese. Dal chiedere l'autorizzazione allo Stato per manifestare contro lo Stato, al far saltare qualsiasi forma di azione diretta, anche solo simbolica come un blocco stradale o il rogo di picchetti, il tutto senza degnarsi di uno straccio di motivazione politica e senza nemmeno prendere in considerazione i nostri bisogni esistenziali.
Per noi non esiste alcuna divisione tra vita e politica, nella nostra visione i due concetti coincidono, tanto che abbiamo scelto di edificare la nostra casa sul tracciato della TEM per vivere il conflitto in modo ancora più viscerale, per rendere totale l'identificazione tra la nostra esistenza e la lotta per l'autodeterminazione delle comunità e dei territori.
Abbiamo sempre cercato di dare con generosità, abbiamo rifiutato ogni logica legata ai rapporti di forza all'interno del coordinamento, preferendo costruire unità e reciprocità, cercando di creare anche nella cooperazione tra i comitati quell'uguaglianza e quel rispetto che per noi rappresentano i cardini di quel presente che giorno dopo giorno stiamo faticosamente provando a realizzare.
Tutto questo è stato spazzato via dalla presunzione di alcuni, presunzione di essere nel giusto o forse che lo loro pratiche fossero più legittime di altre. Non sappiamo.

Ma noi cosa dovremmo pensare nel momento in cui il capitale e lo Stato si stanno preparando a spazzarci via con la forza? Esistono solidarietà e condivisione nel movimento o solo una lotta intestina per decidere quale rappresentazione del conflitto sia la migliore?
Ora che il momento delle parole e dell'allargamento è finito e rimane solo la resistenza saremo soli o vogliamo veramente spezzare il fronte avversario e danzare sulle loro macerie?

Presidio Permanente Martesana

0 commenti:

Posta un commento